La scelta degli ingredienti, la loro conservazione fino ai metodi di cottura più idonei per preservarne le qualità sono alcuni dei temi trattati nella serie “Food as Therapy”, di 6 episodi, creata in collaborazione con la personal chef Marina Tommasi e il biologo eco-nutrizionista Orazio Ragusa.
Perchè siamo ciò che mangiamo
Il corpo ed il cervello sono praticamente sempre attivi. Il cervello, in particolare, si occupa dei pensieri, dei movimenti, della respirazione, del battito cardiaco e dei sensi, lavorando duramente 24 ore su 24, anche mentre dormi. Ciò significa che corpo e mente hanno bisogno di un rifornimento costante di benzina. Questo "carburante" proviene dal cibo che mangi e da ciò che è contenuto in esso. In parole povere, ciò che mangi influenza direttamente la tua prestazione fisica, la funzionalità del cervello ed anche il tuo umore. Mangiare cibi di alta qualità che contengano molte vitamine, minerali e antiossidanti nutre il cervello e lo protegge dallo stress ossidativo - dai "rifiuti" (radicali liberi) prodotti quando il corpo usa l'ossigeno, che possono danneggiare le cellule. Sfortunatamente, il cervello può essere danneggiato se ingerisci cibo di bassa qualità: le sostanze presenti all'interno di cibi raffinati, una volta che arrivano al cervello, hanno chance molto basse di essere eliminate totalmente da esso. Diversi studi hanno trovato una correlazione tra una dieta ricca di zuccheri raffinati e una funzione cerebrale compromessa. Mangiare è una vera e propria conversazione tra terreno, piante, cellule del nostro cibo, cervello ed intestino. La comunicazione cellulare è alla base del benessere. Possiamo pensare di ignorare i collegamenti tra cibo e salute, ma le nostre cellule li conoscono: il corpo è più intelligente della nostra mente meccanica e riduzionista.
Limitando zuccheri e cibi raffinati
Se il cervello è privato di un'alimentazione di buona qualità, o se i radicali liberi o le cellule infiammatorie dannose circolano all'interno dello spazio chiuso del cervello, contribuendo ulteriormente alla lesione del tessuto cerebrale, ci si devono aspettare delle conseguenze. La cosa interessante è che per molti anni il campo medico non ha riconosciuto pienamente la connessione tra umore e cibo. Oggi, fortunatamente, tanti studi dimostrano una forte correlazione tra ciò che si mangia e come ci si sente/comporta, ma anche fra l'alimentazione ed i tipi di batteri che vivono nel proprio intestino.Molti studi hanno confrontato le diete "tradizionali", come la dieta mediterranea e la dieta tradizionale giapponese, con una tipica dieta "occidentale" e hanno dimostrato che il rischio di depressione è dal 25% al 35% più basso in coloro che mangiano una dieta tradizionale. Gli scienziati spiegano questa differenza perché queste diete tradizionali tendono ad essere ricche di verdure, frutta, cereali non trasformati, pesce e frutti di mare, e a contenere solo quantità modeste di carni magre e latticini. Sono anche prive di cibi lavorati e raffinati e di zuccheri, che sono i punti fermi del modello alimentare "occidentale". Inoltre, molti di questi alimenti non trasformati sono fermentati, e quindi agiscono come probiotici naturali.
Jean Anthelme Brillat-Savarin
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