Barbaresco Docg: Il vino rosso nobile del Piemonte

Il Barbaresco è un vino piemontese molto apprezzato, che si coltiva nel cuore delle Langhe

Di origini antiche, è uno dei vini simbolo della tradizione enologica piemontese e insieme al “fratello” Barolo rappresenta questo straordinario territorio, condividendo con esso sia la zona di produzione che il vitigno. Nonostante le similitudini, il Barbaresco si fregia di una storia e di caratteristiche del tutto proprie.

Storia e caratteristiche del vino Barbaresco

Alcuni importanti riconoscimenti...

Tali caratteristiche, hanno consentito a questo straordinario vino di ottenere il riconoscimento DOC nel 1966 e quello di Denominazione d’Origine Controllata e Garantita (Docg) nel 1980. Grazie a questi importanti riconoscimenti, oggi la produzione del vino Barbaresco è sottoposta a un preciso disciplinare, vale a dire a un insieme di regole e norme che devono essere rispettate per ottenere un vino Doc e Dogc. Per quanto concerne le zone di coltivazione, il Barbaresco si produce esclusivamente nei quattro comuni di Alba, Barbaresco, Neive e Treiso e deve essere prodotto utilizzando solo 100% di uva Nebbiolo.
Per essere un Barbaresco Doc e Docg, il vino deve avere una gradazione di almeno 12,5% vol e deve essere invecchiato per 26 mesi, dei quali almeno 9 in botti di rovere, ( se i mesi di invecchiamento sono 50 allora si parla di Barbaresco Riserva) facendo però attenzione che sia la vinificazione che l’invecchiamento avvengano nella zona Docg di produzione. 
Oltre a ciò, il Barbaresco deve possedere delle specifiche caratteristiche organolettiche, ovvero essere di colore rosso intenso, con toni che vanno dal rubino al granato e con riflessi aranciati se si tratta di un vino invecchiato, tannico, asciutto, corposo e con note di acidità e sapidità al palato e dotato di un profumo intenso, floreale, fruttato e complesso, con note di liquirizia, pepe bianco, ciliegia e rosa, profumi che con gli anni si sviluppano ulteriormente regalando anche sentori di tartufo, foglie e radici.

Conservazione e abbinamenti del Barbaresco

Il vino della tradizione...

Si tratta, quindi, di un vino dotato di un’importate struttura al quale si arriva dopo un lungo affinamento e che all’esame visivo risulta essere facilmente riconoscibile grazie alla sua limpidezza e trasparenza, caratteristiche a loro volta dovute alla particolarità del vitigno da cui si produce, il Nebbiolo, che restituisce spesso colorazioni scariche.
Il Barbaresco, che può essere conservato in cantina per un periodo di tempo che va dagli 8 ai 25 anni a seconda dell’annata, rigorosamente a una temperatura compresa tra i 12° e i 16° e con le bottiglie posizionate orizzontalmente, si abbina solitamente con i piatti tipici della cucina del Piemonte, risultando quindi perfetto con portate a base di selvaggina e carne, come il vitello tonnato e le battute di fassona, con formaggi stagionati, con primi e secondi piatti a base di tartufo bianco, con carni in umido, come brasati e bolliti, e con stufati e minestre sia a base di ortaggi stagionali che di legumi. 
Infine, per gustare al meglio il Barbaresco è sempre consigliato servirlo a una temperatura di circa 18° utilizzando calici molto ampi.

Produzione del Barbaresco

Una struttura asciutta e aromatica

Come detto, la produzione del Barbaresco deve essere al 100% uve Nebbiolo (nei tipi Lampia, Michet e Rodè) ed è consentito soltanto in un territorio specifico, ovvero nei quattro comuni facente parte dell’area Docg. 
Soltanto in queste zone, infatti, i terreni possiedono le caratteristiche giuste per una buona resa dei vigneti, ovvero sono argillosi e calcarei e rigorosamente situati in collina, visto che quelli di fondovalle e pianeggianti sono eccessivamente umidi e non adeguatamente soleggiati. Per far sì che il Barbaresco assuma la sua caratteristica struttura asciutta e aromatica è infatti necessario che i terreni siano ben drenati, che l’altitudine dell’area di produzione non superi i 550 metri sul livello del mare, che la resa di produzione sia al massimo di 80 quintali per ettaro (80 t/ha) e che il sistema di allevamento sia esclusivamente quello della controspalliera con potatura Guyot.
Proprio il fatto di essere coltivato in terreni più sabbiosi e caldi rispetto a quelli del Barolo, fa del Barbaresco un vino di minor potenza e struttura rispetto al suo “fratello” altrettanto noto, rendendolo però un rosso di grande eleganza e con tannini più delicati e meno aggressivi. Per quanto riguarda invece la sua storia, il Barbaresco è un vino di origini piuttosto antiche, cosa che si può già comprendere dell’etimologia del suo nome. Pare, infatti, che Barbaresco derivi da “Barbaritium”, poi divenuto Barbaresco, nome che i Romani avevano dato alla fitta selva dove costituirono un primo insediamento e dove, al posto delle querce, cominciarono a impiantare le prime viti di Nebbiolo.

Origini del vino Barbaresco

Una storia che ha inizio nel 1800

A differenza del Barolo, la cui produzione è strettamente legata alla famiglia della marchesa Giulia Colbert Falletti, che per prima insieme al marito Carlo Tancredi Faletti di Barolo ne sperimentarono l’affinazione, il Barbaresco ha delle origini meno aristocratiche e decisamente più legate alla tradizione. 
Da queste prime coltivazioni, si dovette però attendere il 1894 quando la commercializzazione del Barbaresco venne lanciata da Domino Gavazza, direttore della Scuola di Enologia di Alba, fu infatti lui a presentare il Barbaresco, al tempo noto con il nome di “Neive”, all’Esposizione di Londra del 1862 e a impegnarsi nella creazione e costituzione delle prime Cantine Sociali di Barbaresco, successivamente “confluite” nella nascita del Consorzio di Tutela del Barolo e Barbaresco nel 1934. 
Obiettivi del consorzio, che nel 1992 ha cambiato nome in Consorzio Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Roero, sono da sempre stati la promozione dell’identità territoriale e la definizione in termini qualitativi dei vini delle Langhe, rivolgendo quindi la propria attenzione non solo al Barbaresco e al Barolo ma anche ad altre eccellenze del territorio come il Dogliani, il Roero, il Barbera d’Alba, il Dolcetto Langhe e il Nebbiolo d’Alba. Il dopo-guerra fu un altro periodo di grande importanza per il Barbaresco visto che nel 1958 nacque la prima fondazione Produttori del Barbaresco, società agricola cooperativa che include oggi ben 50 cantine e circa 110 ettari di vigneti a Nebbiolo.

Differenze fra Barbaresco e Barolo

Sia nei luogi che nei metodi...

I vini Barbaresco e Barolo hanno alcune cose in comune, come il provenire dalla stessa regione, il Piemonte, e dal medesimo paesaggio vitivinicolo, le Langhe, ma nonostante ciò si tratta di due eccellenze ben distinte le cui diversità meritano di essere sottolineate, al fine di evidenziare non solo le caratteristiche ma anche le differenti storie e i diversi metodi di lavorazione.
La prima, importante, differenza tra questi due vini rossi risiede nei comuni di produzione visto che, stando al disciplinare, il Barolo può essere prodotto nei comuni di Barolo, Castiglione Folletto, Serralunga d’Alba e in alcune zone dei comuni di Monteforte d’Alba, Novello, Verduno, Grinzane, Diano d’Alba, Cherasco e Roddi, in provincia di Cuneo, mentre il Barbaresco si produce solo nei comuni di Barbaresco, Neive e Treiso e nella frazione di San Rocco Seno d’Elvio. 
Comuni con territori tra loro diversi dove la coltivazione del medesimo vitigno, il Nebbiolo appunto, dà vita ia vini dalla caratteristiche organolettiche molto diverse, anche se le zone di coltivazione distano tra loro solo pochi chilometri. 
Le zone di coltivazione del Barolo, infatti, con i loro terreni calcarei e con strati di tufo producono un vino strutturato, ricco e armonico mentre quelle riservate al Barbaresco, più sabbiose e ricche di marne, danno origine a un vino più vellutato, tannico e pieno.

Articoli correlati

Le proposte più innovative per vivere in stile True to food ™
Iscriviti alla newsletter Signature Kitchen Suite!

Iscriviti alla newsletter SKS e lasciati ispirare dalle nostre storie.