Cos’è l’agricoltura sostenibile e a cosa serve

Agricoltura sostenibile per un futuro solidale e rispettoso del pianeta.

L’obiettivo dell’agricoltura sostenibile è molto semplice: soddisfare le esigenze alimentari e tessili della società nel presente, senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni.
Secondo la FAO, l’agricoltura sostenibile è un sistema integrato che mira a nutrire ecosistemi sani e a sostenere la gestione sostenibile della terra, dell’acqua e delle risorse naturali, garantendo al contempo la sicurezza alimentare mondiale.

Che cosa rende il cibo che mangi sostenibile?

Oltre gli allevamenti intensivi

Risorse come l’acqua, la terra, i fertilizzanti, i mangimi e il packaging sono tutti elementi che caratterizzano l’impatto ambientale di un alimento. Ciò che rende gli alimenti environmentally friendly (sostenibili per l’ambiente) è una combinazione di due fattori: il rapporto tra la resa del prodotto e le emissioni di gas serra e l’effetto che il processo di produzione ha sul suolo, sull’aria e sull’acqua circostanti.

Si è sempre parlato — giustamente — di impatto ambientale degli allevamenti legati alla produzione di derivati animali destinati all’alimentazione. Dal 24 febbraio 2022, cioè da quando la Russia ha invaso l’Ucraina ed è scoppiata la guerra sanguinosa che continua a mietere vittime, il mondo ha dovuto fare i conti anche col tema dell’agricoltura intensiva. Ucraina e Russia sono tra i più importanti produttori ed esportatori di seminativi al mondo, in particolare di cereali e semi oleosi, così il conflitto ha gettato il mondo intero (specie i paesi economicamente più fragili) in una crisi alimentare devastante.
Mai come ora, dunque, è diventato importante optare per cibi che non provengono da agricoltura intensiva.

Cos’è l’agricoltura intensiva?

Una tecnica di più di trecento anni

Molti degli alimenti che consumiamo sono prodotti attraverso l’impiego dell’agricoltura intensiva. Questo tipo di coltivazione prevede la crescita di poche varietà di piante, spesso geneticamente omogenee, talvolta anche una sola, su terreni specifici, al fine di ottimizzare la produzione e minimizzare l’impiego di risorse.

Il sistema, che ha come obiettivo l’ovvia massimizzazione della produzione, non è poi così moderno: esiste da almeno trecento anni, dalla Rivoluzione Agraria del ‘700 in Inghilterra. L’agricoltura intensiva richiede un contributo umano massiccio, impiegando sistemi di irrigazione artificiale e sostanze industriali, come pesticidi e ormoni della crescita, per la coltivazione delle piante. Inoltre, questa pratica agricola viene svolta in spazi di suolo ristretti.

L’agricoltura intensiva rappresenta una grave minaccia per l’ambiente, il clima e la biodiversità. Per poter adottare questa tecnica di coltivazione, spesso vengono abbattute aree boschive per trovare nuovi spazi. L’uso eccessivo di pesticidi comporta ulteriori problemi, poiché questi prodotti finiscono nelle acque dei fiumi e poi in mare, danneggiando irreparabilmente l’ecosistema marino. 

L’uso di pesticidi ha anche contribuito alla riduzione delle popolazioni di uccelli nei terreni agricoli e delle farfalle nelle superfici erbose del 30% in Italia dal 1990, come indicato dalla relazione della Corte dei Conti europea. Alla luce di questi dati, diventa evidente che l’agricoltura intensiva non è sostenibile.

Come si può realizzare l’agricoltura sostenibile?

Lo spiega la FAO in cinque princìpi

All’opposto dell’agricoltura intensiva c’è, prevedibilmente, l’agricoltura sostenibile. Ma quando si può parlare di agricoltura sostenibile? L’agricoltura sostenibile, dal punto di vista ambientale è caratterizzata dal rispetto dei processi e dei cicli naturali, dall’uso razionale delle risorse necessarie per la produzione alimentare, dalla riduzione o eliminazione dell’uso di sostanze chimiche nocive per l’ambiente e dalla salvaguardia della biodiversità.

Questo approccio si concentra su come soddisfare le esigenze alimentari e tessili dell’umanità senza compromettere le necessità delle generazioni future. La FAO, nel 2018, ha elencato i cinque princìpi base dell’agricoltura sostenibile e ha pubblicato un documento in cui sono indicate le 20 azioni necessarie per raggiungere i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) in campo agricolo, attraverso un approccio integrato alla questione.
Riassumendo, i cinque princìpi dell’agricoltura sostenibile sono: aumentare la produttività e la sostenibilità del sistema alimentareproteggere e migliorare le risorse naturalimigliorare i mezzi di sussistenzaaccrescere la resilienza dei sistemi produttivi e adattare la governance del settore alle nuove sfide.

Esempi di agricoltura sostenibile

I principali, ma le strade sono infinite

Quali sono le forme di agricoltura sostenibile? Non esiste un unico modello che possa definirsi sostenibile, ma ci sono diverse tecniche e conoscenze — integrabili fra loro — che contribuiscono alla sostenibilità dell’agricoltura.

Tra le principali, abbiamo a disposizione l’agricoltura biologica, che fa uso solo di sostanze naturali e ha come scopo quello di evitare lo sfruttamento massiccio delle risorse naturali. Poi c’è la permacultura, che indica un insieme di pratiche agricole orientate al mantenimento naturale della fertilità del suolo e ha come scopo quello di progettare e gestire in maniera ottimale ed etica i paesaggi, per soddisfare i bisogni delle persone in armonia con i sistemi naturali.

Rientra nella categoria di agricoltura sostenibile anche l’agricoltura solidale, che tutela sia l’essere umano che l’ambiente e che si basa su un rapporto diretto e affidabile, con l’obiettivo di ridurre la distanza tra il produttore e il consumatore finale del prodotto agricolo.
Certamente, la tecnologia è decisiva per lo sviluppo di un sistema integrato volto alla trasformazione della produzione agricola in agricoltura sostenibile: infatti, attraverso l’adozione di nuove tecnologie e migliori processi di produzione e trasformazione dei cibi, è possibile sviluppare sistemi agricoli innovativi e rispettosi dell’ambiente, misurarli con esattezza, nonché creare varie forme di certificazione di qualità. In questa maniera, si può ottenere un notevole beneficio riducendo l’impatto negativo sull’ambiente.

Promuovere l’agricoltura sostenibile che abbia un minor impatto

Ci sono diverse scelte che ognuno di noi può fare per supportare l’agricoltura sostenibile nel proprio piccolo. Una tra queste, acquistare prodotti locali: in questo modo si può aiutare a ridurre l’impatto ambientale dovuto ai trasporti e si favoriscono le attività produttive e dunque le economie locali. Inoltre, i prodotti locali tendono ad avere un impatto minore sulla qualità e la sicurezza alimentare, dal momento che il tempo trascorso tra la raccolta e il consumo è ridotto.

Poi, meglio scegliere prodotti biologici, la cui produzione non ha coinvolto l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici sintetici, salvaguardando anche la salute dei lavoratori agricoli.

Da non sottovalutare anche l’impegno comune verso la riduzione degli sprechi alimentari: questo può aiutare a ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura, ad esempio comprando solo ciò che è necessario, pianificare i pasti in anticipo e conservare gli alimenti in modo corretto. Se lo spreco alimentare fosse un paese, sarebbe il terzo per inquinamento nel mondo.
Infine (ma le scelte virtuose del singolo possono essere potenzialmente infinite), comprare prodotti di stagione, coltivati nel periodo dell’anno in cui crescono naturalmente, riducendo quindi l’impatto ambientale dovuto alla coltivazione in serre e alle importazioni. Per di più, i prodotti di stagione tendono anche ad avere un sapore notevolmente migliore e un prezzo molto più basso.


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